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Una Piazza in Loreto – C40, Reinventing Cities – Riccardo Rocco Architetto

Una Piazza in Loreto – C40, Reinventing Cities

Concorso internazionale – Progetto terzo classificato

Come raramente accade, in questo intervento posso essere ricomprese tutte le discipline della nostra professione: urbanistica, paesaggio, architettura, design.

Guardando ai più recenti progetti di parchi e piazze rivelano un modo di affrontare lo spazio aperto urbano, dimostrando grande attenzione ai temi dell’appropriazione e della flessibilità: la trasformazione radicale del modo d’uso si accompagna alla silenziosità del linguaggio, che deve consentire la messa in scena di comportamenti collettivi attraverso grandi “plateau” capaci di accogliere le manifestazioni e di includere i passanti e il loro movimento tra i materiali di progetto. Anche in questo caso l’architettura sceglie un linguaggio che la renda protagonista per i meccanismi che è in grado di innescare più che per il suo protagonismo, accompagnando alla leggerezza compositiva una reale attenzione alla flessibilità nel tempo degli edifici,

Il suolo mantiene la centralità della piazza, luogo carico di significati storici, simbolici e relazionali, organizzando l’adeguamento dei flussi viabilistici per una progressiva espansione della pedonalizzazione; le attività insediate danno vita a “una comunità che si modifica progettando risposte sociali, economiche e ambientali innovative” e che trova nello spazio costruito un’habitat accogliente.

I percorsi, i flussi pedonali e ciclopedonali, gli spazi aperti sia in superficie che al livello del mezzanino saranno l’elemento connettivo, integrato con volumi costruiti e con le aree verdi, così da raggiungere un perfetto equilibrio tra artificio e natura; il passante sarà invitato a vivere la piazza in ogni suo elemento, ad usufruire dei servizi offerti in una continuità di luce e ombra e contrasti di pieno e vuoto che fornisce con un disegno semplificato e comprensibile, un palcoscenico aperto e flessibile di pronto utilizzo e in grado di modificarsi nel tempo per assorbire le imprevedibili trasformazioni delle dinamiche sociali urbane.

Il mezzanino viene recuperato, anche percettivamente, come livello interconnesso al suolo della piazza, proponendo spazialmente e volumetricamente un disegno fluido facilmente percepibile ed utilizzabile, integrando il transito con l’incontro e le relazioni, riqualificando le funzioni e le attività essenziali che vi risiedono. Il recupero a cielo aperto di una parte delle superfici, ripristina la vitalità in sottosuolo interagendo con i percorsi pedonali che consentono l’attraversamento e la fruizione delle attività commerciali, culturali, ricreative e di servizio.

La relazione verticale tra i diversi livelli della piazza interseca quindi idealmente e fisicamente la scala territoriale dei trasporti pubblici, le varie e differenti attività dei quartieri circostanti, la scala urbana dei servizi culturali, sociali e ‘rurali’, ponendo in continuo dialogo lo spazio organizzato in più dimensioni e l’architettura che lo racchiude.

I due caselli, contrapposti a quelli di Piazza Oberdan, concludono il sistema commerciale storico di Corso Buenos Aires, aprendo e introducendo lo spazio della piazza, e costituiscono il vero elemento di riconnessione del tessuto antropico e urbano che la circonda. Morfologicamente si configurano come volumi puri a pianta quadrata senza arricchimenti formali che emergono dal livello inferiore della piazza (ex piano mezzanino). Il piano di copertura trattato a verde, è ribassato rispetto al coronamento delle facciate, in cui trovano posto gli impianti e i pannelli fotovoltaici.

I volumi aggiunti e interconnessi, si distinguono per il differente trattamento della pelle che, ritmata dalla partitura delle costolature esterne della facciata strutturale che, come dei veri e propri brise soleil, determinano diverse percezioni a seconda del punto di vista, sino a diventare volumi pieni nelle visioni più sfuggenti. Le coperture delle porzioni aggregate contribuiscono significativamente all’idea di realizzare una piazza multipiano ospitando la prima platea cinematografica all’aperto a Milano e una serie di orti didattici.

La struttura portante degli edifici presenti sulla piazza è realizzata con elementi orizzontali in legno e verticali in acciaio, poggiati su  un basamento in calcestruzzo più consono agli ambienti interrati; i volumi sono interamente rivestiti da una pelle esterna in vetro continuo senza giunti, raddoppiata verso l’interno con l’inserimento di elementi oscuranti, al fine di far percepire i due volumi con diverse trasparenze e riflettenze nell’arco delle ventiquattro ore e in base all’attività svolta al proprio interno.

Il marciapiede in corrispondenza delle testate di corso Buenos Aires è stato ingrandito per permette di ricollocare il monumento ai caduti di piazzale Loreto nella sua posizione originaria, sul luogo della strage dei partigiani dell’agosto del ’44, restituendo dignità e importanza alla memoria storica che l’intera città tutt’ora conserva.

L’edificio di via Porpora, recuperato con funzione ricettiva, grazie al suo corpo a L di 12 piani fornisce la definizione del fronte della piazza verso Est, ora molto frastagliato, diventando cerniera tra il ‘sistema piazza’ e le aree urbane verso il Parco Lambro.

Costituito da una struttura a ponte in cemento armato, che libera il piano terra interno al lotto e su cui viene  appoggiata una struttura leggera a telaio, mista in acciaio e legno. L’involucro dell’edificio, interamente realizzato a secco, è costituito da una facciata strutturale ritmata da elementi verticali e orizzontali in alluminio, a formare un profondo casellario omogeneo atto a garantire un’importante riduzione dell’irraggiamento.

Questo progetto ha voluto interpretare il concetto espresso da Michel Desvigne  secondo cui progettare un parco, o un sistema territoriale vuole dire procedere in modo puntuale tramite catalizzatori o rivelatori, cioè elementi puntuali capaci di innescare trasformazioni di portata molto ampia. Se il singolo edificio si rivela una natura fortemente resistente, determinata dall’essere una materia complessa quanto onerosa che, seppur in relazione al contesto in cui si colloca, resta però episodica, progettare uno spazio aperto urbano ne unisce le complessità.

 

Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con:
Bunch
PA+N associati
Polinomia
Sce project
Green|wich
Moving
Wise
Laa 
Cascina Biblioteca
Chico Mendes – altromercato
Spazio Aperto
Anteo
Fuori>cinema 
Visione Milano
Fondazione Smemoranda
Gruppo cooperativo cgm
Spazio aperto servizi 
Redo
Vitali
Cgm Finance