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Nuovo edificio residenziale Via M. Loria 52 – Milano, 2013 – Riccardo Rocco Architetto

Nuovo edificio residenziale Via M. Loria 52 – Milano, 2013

Edilizia residenziale privata – Nuova edificazione

L’area si trova tra le due circonvallazioni esterne al bordo meridionale del parco di via Solari.
Il quartiere ha subito un forte cambiamento nel corso degli anni 60, quando quasi tutta la via è stata ricostruita, solo i due edifici sul lato più prossimo al centro, all’angolo con via Foppa, restano a segnare la precedente fase di edificazione, a cavallo tra gli anni trenta e quaranta.
Il lotto rappresenta concretamente la frattura tra due epoche, sottolineando la diversità delle tecniche edilizie con un vuoto, solo in parte occupato da una piccola costruzione mono-piano addossata all’edificio alla sua sinistra.
L’omogeneità della morfologia edilizia del quartiere è raramente interrotta ed in quei rari casi ciò avviene mediante l’arretramento del fronte edificato rispetto al limite pubblico che, sebbene non ne interrompe la cortina, ne movimenta gli allineamenti.
Nel caso di specie, siamo in presenza di una “manca” nella cortina e di un disallineamento tra i due edifici ai bordi del lotto:
– a sinistra quello che confina è il corpo secondario di un edificio prospiciente la via Foppa
– a destra siamo in presenza della classica costruzione residenziale degli anni settanta con il primo piano fuori terra leggermente sotto la quota stradale che si raccorda a questa nell’arretramento di 5,00 metri dal fronte pubblico.

Il PGT di Milano del 2013 affronta la problematica dei comparti a cortina, della ricucitura morfologica del fronte stradale e della residualità dei fronti ciechi.
Questo intervento è il primo in assoluto che si trova ad affrontare questo tipo di problematica.
Ad aggravare la condizione specifica, una conformazione altimetrica dei fronti attigui, che determina la necessità di un intervento in grado di risolverne morfologicamente lo stato. Come nella maggior parte delle occasioni queste condizioni sono determinate da realizzazioni avvenute in epoche diverse e quindi ci si trova in presenza di linguaggi architettonici non coerenti tra loro che necessitano di una ricucitura che ne coordini la percezione.

L’edificio che si intende sostituire, di tipo mono piano con un tetto a due acque, è addossato un edificio (del 1936) di 8 piani fuori terra che degrada verso il lotto con due balze ed un arretramento del l’ultimo piano a liberare una terrazza, un cortile/giardino lo separa, sull’altro lato, da un edificio (fine anni 70) di 7 piani fuori terra, con una gronda oltre la quale emergono i due livelli di attici.
Parte dell’edificio affaccia direttamente sulla via, mentre il fondo del lotto confina con un gruppo di box della proprietà a confine.
I due edifici di confine morfologicamente si caratterizzano per la forte diversità costruttiva, che ne rimarca l’epoca di realizzazione; al più recente, caratterizzato da una uniformità di trattamento dei piani sostanzialmente definiti dai balconi lineari, che gli conferiscono una prevalente orizzontalità, si contrappone la morfologia dell’altro edificio, caratterizzato da un complesso ed articolato trattamento della facciata; il passo fitto e le dimensioni delle finestre ne enfatizzano la verticalità del fronte, seppur in contrapposizione alla scalettatura dei piani che si articolano sull’insieme di terrazze.
I due edifici sono stati realizzati, in adiacenza al confine del lotto, cosi che entrambi hanno determinato dei fronti ciechi, a destra per tutto lo sviluppo, a sinistra per la porzione eccedente la costruzione mono piano, presente sul lotto ed oggetto di demolizione, palesemente in attesa di un intervento che ne completi il fronte.
Il nuovo edificio si pone a snodo del disallineamento dei fronti, sia altimetrico che planimetrico, rispondendo alle indicazioni del PGT per quanto relativo a chiusura della cortina ed aderenza ai fronti cechi.
La convinzione che le indicazioni del piano vogliano garantire una riqualificazione morfologica dei fronti stradali nelle cortine edilizie, ha generato l’esigenza di individuare un edificio che riuscisse a dare una risposta esauriente alla questione dei fronti ciechi.
Nell’ affrontare il progetto si è cercato quindi di individuare una proposta volumetrica e compositiva che si facesse carico di entrambi le complicazioni morfologiche e costituisse l’elemento raccordo tipologico risolutivo del tema.

Al semplice fronte rettilineo di raccordo, si è preferito un’articolazione di due volumi con altezze diverse, realizzati in continuità con gli edifici confinanti.
Si è cercato di forzare la continuità dei linguaggi preesistenti ai lati dell’intervento (ritmicità delle finestre verticali a sinistra, orizzontalità dei balconi a destra) ripetendoli in due distinte porzioni dell’edificio che trovano soluzione morfologica nel gruppo scala, che diviene elemento di “rammendo” compositivo.

La scelta dei materiali e la scansione delle aperture stanno a sottolineare l’esigenza di trovare nel complesso architettonico proposto, un elemento di passaggio che si relazioni con i due edifici attigui, sottolineandone ed esasperandone i caratteri tipologici.
La porzione di sinistra del fabbricato in progetto, realizzata a filo strada è totalmente rivestita di pietra, assume il ritmo delle finestre presenti nell’edificio attiguo come elemento caratterizzante ne infittisce la cadenza e si configura come la quinta di una preesistenza ipotetica. Dietro questa quinta si insinua l’altro edificio che, realizzato arretrato dal filo stradale, trova nelle lunghe e profonde logge (elemento di continuità con i balconi aggettanti esistenti dell’edificio alla sua destra) l’esasperazione della percezione di orizzontalità.
Questa porzione, diversamente dalla prima, è interamente rivestita con lastre di calcio-silicato color sabbia, sia sul fronte stradale sia su quello prospiciente il cortile, che si presenta con ampie finestrature e grandi balconi.
Tra i due, il corpo scale si configura come elemento cerniera e, architettonicamente, determina il rammendo tra la reinterpretazione dei due tessuti compositivi preesistenti. In copertura, un insieme di locali tecnici e di attrezzature tecnologiche costituiscono il cappello dell’insieme del fabbricato sottolineato dalla tettoia di pannelli fotovoltaici.